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Minatore fogliare dell’ippocastano

Nome scientifico: Minatore fogliare dell’ippocastano

Piante affette: Ippocastano

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Si tratta di un piccolissimo insetto appartenente alla famiglia dei Gracillaridi, il quale da alcuni anni compie gravi attacchi a carico dell’ippocastano (Aesculus hippocastanum). Gli adulti sono piccole farfalline di colore bruno con striature bianche sul dorso, lunghe circa 5 mm e poco visibili; compaiono verso fine aprile, in corrispondenza della massima fioritura dell’ippocastano, e volano sui tronchi degli alberi dove si accoppiano. Nell’arco temporale maggio-settembre l’insetto è in grado di sviluppare quattro generazioni.

Sverna in genere come crisalide nelle foglie cadute a terra, più raramente come adulto.

 

Sintomi

Il tipo di danno apportato è la defogliazione pressoché totale degli individui di ippocastano colpiti, siano essi giovani od adulti. Questa avviene ad opera delle piccolissime larve dell’insetto (lunghezza 1,5 mm), le quali a partire dalla primavera inoltrata si nutrono del mesofillo scavando un fitto reticolo di gallerie tra le due facce fogliari. Man mano che l’attacco procede le mine arrivano a confluire tra loro riducendo così in maniera notevole la capacità fotosintetica della pianta, e a fine estate si giunge al completo disseccamento della foglia.

L’attacco parte dalla parte bassa della chioma e progressivamente si diffonde verso le foglie più alte. Dopo l’apparire delle prime mine in primavera, esse costituiscono in fitto reticolo entro le foglie della pianta diminuendone drasticamente la capacità fotosintetica. Già tra luglio ed agosto gli alberi possono apparire completamente spogli, dato che le foglie ormai prive di clorofilla seccano e cadono a terra; nei casi più gravi si è osservata una seconda fogliazione e fioritura delle piante colpite alla fine dell’estate, con grave danno aggiuntivo dato che così vengono utilizzate le sostanze di riserva immagazzinate in vista dell’inverno. Le piante pertanto divengono più sensibili agli stress e se gli attacchi si ripetono negli anni ne viene ridotta la vitalità.
I sintomi non devono essere confusi con quelli provocati dal fungo Guignardia aesculi (Peck) Stewart, agente dell’antracnosi dell’ippocastano, o con le macchie necrotiche fogliari provocate dal “bruciore non parassitario”.

 

Strategie

Non essendo presente nei nostri ambienti un nemico naturale della cameraria, allo stato attuale la lotta all’insetto deve venire attuata chimicamente mediante utilizzo di insetticidi per contatto o sistemici. Considerate le cospicue dimensioni raggiunte dall’ippocastano, e la frequente concentrazione di esemplari di questa specie in ambiente urbano con evidente difficoltà ad effettuare trattamenti con le tradizionali metodiche di aspersione (irrorazioni a pioggia e vaporizzazioni mediante cannoncini a pressione), si è recentemente affermata la tecnica dell’endoterapia la quale sfrutta la naturale traslocazione dei fluidi all’interno della pianta per diffondere all’interno della stessa il principio attivo letale all’insetto: in sintesi, un liquido contenente il prodotto insetticida viene iniettato al fusto della pianta ed assorbito dalla stessa in tempi più o meno brevi.

Questo sistema, che garantisce buoni risultati qualora messo in atto entro i primi stadi dell’attacco (periodo dell’emissione delle foglie), deve comunque essere messo in atto con cautela dato che ancora non si conoscono bene le conseguenze apportate alle piante dalle ripetute ferite al fusto e dall’impiego di compressori per accelerare la penetrazione dei liquidi entro i vasi legnosi.