Nome scientifico: Ruggine bianca del Crisantemo

Piante affette: Crisantemo

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

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Ciclo biologico

L’agente fungino responsabile di questa malattia è Puccinea horiana che compie il suo ciclo biologico esclusivamente sul crisantemo differenziando due tipi di spore. Queste si formano entro le pustole per poi farsi portare dal vento anche in un raggio di 600 – 700 metri.


La germinazione delle spore avviene tra i 0 e i 30° C in presenza di acqua.Una volta all’interno dell foglia il fungo si sviluppa più o meno rapidamente in relazione alle condizioni ambientali e in funzione delle varietà colpita. L’incubazione normalmente è di 7 – 10 giorni, arrivando anche a 8 settimane.

 

Sintomi

La ruggine bianca, rappresenta attualmente la più grave malattia del crisantemo, producendo danni ingenti.
Le prime manifestazioni della malattia si osservano sulla pagina superiore della foglia sotto forma di macchie rotondeggianti, bianco verdastre, di 1 – 5 mm di diametro. In corrispondenza di tali aree infette appaiono sulla pagina inferiore delle pustole rilevate, del diametro di 0,5 – 3 mm, di colore inizialmente biancastro e successivamente bruno-nocciola.

 

Strategie

La prima misura fondamentale contro questa malattia, è quella di partire da talee sane.
Fra le misure profilettiche si segnala di utilizzare preferibilmente le varietà che si sono dimostrate più resistenti alla malattia e di abbassare l’umidità relativa dell’aria.
Per la lotta chimica si consigli l’impiego di fungicidi sistemici a base di …. (in fase di aggiornamento)

I trattamenti vanno effettuati alla comparsa dei primi sintomi sulle foglie e ripetuti a distanza di 4 – 5 giorni al fine di bloccare le infezioni.

Nome scientifico: Maculatura flogiare batterica

Piante affette: Poinsettia

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

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Ciclo biologico

 

Sintomi

La malattia si manifesta sulle foglie con la comparsa di numerose macchiette brunastre, di forma poligonale e tendenzialmente angolare, isolate o talora confluenti; i tessuti infetti necrotizzano, la lamina fogliare ingiallisce, si stacca facilmente dai rami e/o dissecca.

 

Strategie

Per questa malattia di natura batterica non vi è la possibilità di utilizzare alcun trattamento. L’unica precauzione è quella di utilizzare talee sane e di eliminare le piante infette alla comparsa dei primi sintomi.

Nome scientifico: Peronospora violae

Piante affette: Viola

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

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Ciclo biologico

agente della malattia è il fungo Peronospora violae che è favorito da condizioni di prolungata bagnatura delle foglie. Il fungo è particolarmente virulento nei mesi autunnali quando può causare seri danni alle colture. Il patogeno sverna nei tessuti infetti per ricomparire, in condizioni favorevoli, nei mesi primaverili quando può arrecare ulteriori gravi perdite.

 

Sintomi

La pianta colpita presenta uno sviluppo stentato. Le foglie più vecchie assumono una colorazione opaca e tendono ad ingiallire ripiegandosi verso il basso.
La pagina inferiore della foglia in corrispondenza delle aree clorotiche presenta un feltro cenerino che vira al viola.

 

Strategie

Evitare le irrigazioni pomeridiane o serali che in autunno mantengono le foglie bagnate per lungo tempo favorendo l’insorgere della malattia. Ventilare gli ambienti di coltivazione. Intervenire in via preventiva con prodotti a base di clorotalonil, mancozeb, ditianon, rame; in via curativa con prodotti a base di propamocarb, fosetil-Al, metalaxil, cimoxanil.

Nome scientifico: Batteriosi del ciclamino

Piante affette: Ciclamino, Zantedescia, Caladium, Iris, Lilium e T

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

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Ciclo biologico

agente della malattia è il batterio Erwinia carootovora subsp. carotovora che può essere veicolato da seme infetto, ma soprattutto da residui di piante e terriccio infetti.

La penetrazione avviene attraverso le ferite in condizioni di elevata umidità e temperatura. Le serre sono ambienti estremamente favorevoli allo sviluppo della malattia. L’ Erwinia conserva la sua capacità infettiva per circa 3 settimane.

Il batterio non colpisce solo il ciclamino, ma altre piante ornamentali come Zantedescia, Caladium, Iris, Lilium e Tulipano.

 

Sintomi

La batteriosi del ciclamino provoca delle manifestazioni a carico dell’apparato aereo e sotterraneo (il cormo o bulbo). La parte aerea manifesta un brusco avvizzimento di tutta o parte della chioma, soprattutto in giornate calde anche con terriccio umido. Le foglie presentano ingiallimenti diffusi ed i piccioli a volte diventano nerastri e di consistenza molle. All’inserzione del picciolo sulla foglia compare spesso una macchia scura a forma triangolare.

Sezionando il bulbo si evidenzia un tessuto molle e marcescente a volte liquefatto, di odore sgradevole.

 

Strategie

la prevenzione comprende misure come la disinfezione degli ambienti, l’impiego di materiali nuovi o ben sterilizzati. L’adozione di una tecnica agronomica che contiene le irrigazioni, soprattutto nelle ore calde, e mantine l’ambiente il più ventilato possibile, è pure una buona pratica al fine di contenere e prevenire la malattia. E’ opportuno eliminare subito le piante infette ed intervenire con prodotti batteriostatici a base di rame o con prodotti disinfettanti dell’apparato aereo.

Nome scientifico: Minatore fogliare dell’ippocastano

Piante affette: Ippocastano

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

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Ciclo biologico

Si tratta di un piccolissimo insetto appartenente alla famiglia dei Gracillaridi, il quale da alcuni anni compie gravi attacchi a carico dell’ippocastano (Aesculus hippocastanum). Gli adulti sono piccole farfalline di colore bruno con striature bianche sul dorso, lunghe circa 5 mm e poco visibili; compaiono verso fine aprile, in corrispondenza della massima fioritura dell’ippocastano, e volano sui tronchi degli alberi dove si accoppiano. Nell’arco temporale maggio-settembre l’insetto è in grado di sviluppare quattro generazioni.

Sverna in genere come crisalide nelle foglie cadute a terra, più raramente come adulto.

 

Sintomi

Il tipo di danno apportato è la defogliazione pressoché totale degli individui di ippocastano colpiti, siano essi giovani od adulti. Questa avviene ad opera delle piccolissime larve dell’insetto (lunghezza 1,5 mm), le quali a partire dalla primavera inoltrata si nutrono del mesofillo scavando un fitto reticolo di gallerie tra le due facce fogliari. Man mano che l’attacco procede le mine arrivano a confluire tra loro riducendo così in maniera notevole la capacità fotosintetica della pianta, e a fine estate si giunge al completo disseccamento della foglia.

L’attacco parte dalla parte bassa della chioma e progressivamente si diffonde verso le foglie più alte. Dopo l’apparire delle prime mine in primavera, esse costituiscono in fitto reticolo entro le foglie della pianta diminuendone drasticamente la capacità fotosintetica. Già tra luglio ed agosto gli alberi possono apparire completamente spogli, dato che le foglie ormai prive di clorofilla seccano e cadono a terra; nei casi più gravi si è osservata una seconda fogliazione e fioritura delle piante colpite alla fine dell’estate, con grave danno aggiuntivo dato che così vengono utilizzate le sostanze di riserva immagazzinate in vista dell’inverno. Le piante pertanto divengono più sensibili agli stress e se gli attacchi si ripetono negli anni ne viene ridotta la vitalità.
I sintomi non devono essere confusi con quelli provocati dal fungo Guignardia aesculi (Peck) Stewart, agente dell’antracnosi dell’ippocastano, o con le macchie necrotiche fogliari provocate dal “bruciore non parassitario”.

 

Strategie

Non essendo presente nei nostri ambienti un nemico naturale della cameraria, allo stato attuale la lotta all’insetto deve venire attuata chimicamente mediante utilizzo di insetticidi per contatto o sistemici. Considerate le cospicue dimensioni raggiunte dall’ippocastano, e la frequente concentrazione di esemplari di questa specie in ambiente urbano con evidente difficoltà ad effettuare trattamenti con le tradizionali metodiche di aspersione (irrorazioni a pioggia e vaporizzazioni mediante cannoncini a pressione), si è recentemente affermata la tecnica dell’endoterapia la quale sfrutta la naturale traslocazione dei fluidi all’interno della pianta per diffondere all’interno della stessa il principio attivo letale all’insetto: in sintesi, un liquido contenente il prodotto insetticida viene iniettato al fusto della pianta ed assorbito dalla stessa in tempi più o meno brevi.

Questo sistema, che garantisce buoni risultati qualora messo in atto entro i primi stadi dell’attacco (periodo dell’emissione delle foglie), deve comunque essere messo in atto con cautela dato che ancora non si conoscono bene le conseguenze apportate alle piante dalle ripetute ferite al fusto e dall’impiego di compressori per accelerare la penetrazione dei liquidi entro i vasi legnosi.

Nome scientifico: Danni da fitofarmaci su Viola

Piante affette: Viola del pensiero

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

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Ciclo biologico

La sintomatologia viene spesso imputata a virosi, ma i sintomi di tale malattia sono assai differenti (v. foto 2) e irreversibili per la pianta, mentre le piante con questi sintomi nella maggioranza dei casi recuperano dopo alcune settimane formando foglie e fiori normali.
La causa principale di questa sintomatologia è una reazione a fitotossicità da fitofarmaci impiegati in eccesso sia da soli che, soprattutto, in miscela.
Un grave imputato è il Cycocel che impiegato a dosaggi superiori a 100 cc/hl in situazioni di bassa temperatura ( inferiore a 16°C) provoca questo tipo di ustioni sulle foglie, blocco della vegetazione e aborto dei fiori.
Il quadro è ulteriormente aggravato dall’impiego del Cycocel in miscela con fungicidi e/o insetticidi su piante asciutte o comunque con scarsa disponibilità idrica. Infatti il fenomeno si presenta soprattutto ai bordi dei contenitori dove le piante asciugano più rapidamente e prendono meno acqua con le irrigazioni.

 

Sintomi

Nelle coltivazioni di viola del pensiero non è infrequente osservare piante con la sintomatologia ripresa nella Foto 1: la lamina fogliare è deformata e all’interno della stessa si notano delle aree decolorate di colore biancastro. I sintomi sono osservabili soprattutto sulla nuova vegetazione e possono interessare anche le foglie in formazione, tanto che nei casi più gravi per 2-3 settimane la pianta sviluppa foglie deformi e biancastre.
La fioritura di queste piante è spesso ritardata o addirittura compromessa con aborto dei fiori.

 

Strategie

Non esistono soluzioni curative. Occorre prevenire il problema utilizzando miscele di fitofarmaci saggiate per la loro fitotossicità ed applicando dosi limitate di Cycocel (inferiori a 100 cc/hl) in situazioni di bassa temperatura. Sarebbe preferibile ricorrere all’impiego del solo Alar.
Inoltre va ricordato che tutti i fitofarmaci vanno applicati su piante turgide, che hanno buona disponibilità idrica.

Nome scientifico: Napomyza gymnostoma

Piante affette: Porro

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

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Ciclo biologico

Nel 1999 sono stati segnalati i primi attacchi in Friuli V.G. soprattutto su colture di porro, ma anche di cipolla, aglio e scalogno. I primi attacchi in Veneto sono stati osservati nel 2001 su colture di porro e cipolla. La specie compie 2 generazioni all’anno, una in primavera e una in autunno. Lo svernamento avviene come pupa nei residui colturali nel terreno. Gli adulti (mosche), lunghi 3 mm, compaiono a fine marzo e sono attivi fino a metà aprile. Dalle uova deposte nelle foglie nascono le larve (lunghe al massimo dello sviluppo 8 mm.) che completano lo sviluppo in 3-4 settimane, quindi si impupano e vanno in riposo estivo. Gli adulti compaiono in autunno e sono attivi da metà settembre a metà ottobre. Le larve sono attive fino a metà novembre dopo di che si impupano per svernare.
Le piante colpite sono porro, cipolla, aglio, scalogno e erba cipollina.

 

Sintomi

I danni sono causati dalle femmine adulte (mosche) (v. foto 1 di P. Zandigiacomo) e soprattutto dalle larve. Le larve scavano gallerie dall’alto verso il cuore della pianta e, nel caso di giovani piante, le possono portare anche alla morte. Le foglie colpite si deformano ed arricciano.
Le ferite provocate dalle larve costituiscono punti d’ingresso per marciumi fungini e batterici.
Le femmine provocano caratteristiche punture circolari, allineate lungo la foglia (v. foto 2 di L. Dalla Montà), tali sintomi sono importanti da osservare al fine di stabilire le epoche di intervento.

 

Strategie

Ai fini della lotta è fondamentale stabilire l’inizio delle ovideposizioni degli adulti che possono essere determinate osservando la presenza delle punture sulle foglie (foto 3).
La lotta chimica può essere adottata applicando prodotti a base di dimetoato (Perfekthion, Rogor, Aragoll, ecc.) oppure fenitrotion (Rotiofen, IPM 400, Fengold, ecc.). E’ consigliabile effettuare almeno 3 trattamenti con cadenza settimanale.
Un altro principio attivo assai efficace è la ciromazina (Trigard) ma è registrato solo per la cipolla.
In agricoltura biologica si può impiegare l’azadiractina (Oikos, Diractin, ecc.) con l’aggiunta di prodotti adesivanti date le caratteristiche delle foglie delle specie colpite.
E’ buona norma interrare profondamente i residui delle colture e non coltivare alliacee in appezzamenti vicini tra loro e in prossimità delle strutture adibite a vivaio.
La protezione delle colture con strati di tessuto non-tessuto previene in maniera efficace le ovideposizioni delle femmine.