Nome scientifico: Anoplophora glabripennis

Piante affette: Acero, Betulla, Pioppo, Olmo, Salice, altre

Tipo di malattia: avversità del FUSTO

Immagini:





Ciclo biologico

E’ un insetto di origine asiatica,innoquo per l’uomo, ma estremamente nocivo per molte specie di latifoglie, tra cui Acero, Betulla, Pioppo, Olmo, Salice.
Attacca principalmente gli alberi in ambiente urbano (viali, giardini, parchi, vivai, piante isolate, cespugli, filari. Saltuariamente ai margini dei boschi, ad oggi non è mai stato riscontrato all’interno dei boschi.

Gli adulti (fig1) si trovano da fine giugno a fine ottobre, i quali causanno ingenti danni ai giovani rami (fig 2).
Riescono a disperdersi nell’ambiente per 600-1000 mt. per anno. La maturazione sessuale viene raggiunta due settimane dopo la nascita e le femmine depongono dalle 30-130 uova.
Nelle piante attaccate si possono trovare contemporaneamente uova, larve di varia età e pupe a causa della: longevità degli adulti, possibile presenza di cicli biennali, colonizzazione successiva degli stessi alberi.

 

Sintomi

Fori di sfarfallamento degli adulti (fig 4), si trovano nella parte medio-alta del fusto e delle branche principali, si vedono meglio in inverno.

Nicchie ovigere (fig3): numerose lungo il fusto e le branche principali, si vedono meglio in estate.

Morsicature di maturazione e nutrizione (fig 2), sulla corteccia tenera dei rametti di 2-3 anni, si vedono in estate.

Disseccamenti della chioma, progressivi, lenti, per settori, “tardivi”.

 

Strategie

In base all’ordinanza del Presidente del Veneto n. 137 del 22/luglio 2009 si devono mettere in atto le seguenti obbligatorie strategie di difesa:

a) abbattimento di tutte le piante infestate con distruzione del legname di risulta secondo le
indicazioni del Servizio Fitosanitario Regionale;
b) divieto di messa a dimora delle seguenti piante (piante sensibili): Acer spp., Betula spp,
Populus spp., e Salix spp.;
c) divieto di vendita e di trasporto al di fuori della zona infestata delle piante sensibili;
d) divieto di trasportare il legname e la ramaglia di risulta non cippati al di fuori della zona
infestata.
e) l’obbligo per le aziende vivaistiche che coltivano o commercializzano piante sensibili di
eseguire almeno quattro trattamenti insetticidi, a partire dall’inizio di giugno con una cadenza
di 15-20 giorni, e di tenere un registro con l’inventario di suddette piante e relativa mappa.

Scheda a cura del Servizio Fitosanitario Regionale – tel sede Verona 045 8676919
tel ufficio di Treviso 0422 412798

Nome scientifico: Tuta absoluta

Piante affette: Pomodoro, Melanzana, Peperone, Patata

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

La specie svolge più cicli nell’arco dell’anno su solanacee coltivate pomodoro, peperone, melanzana e patata, nonché su spontanee come Datura e Solanum niger (erba morella). Il ciclo biologico dura 20 giorni a 30°C e 66 giorni a 15°C.

Il parassita è di quarantena, ma è già stata segnalata in Sicilia, Sardegna, Calabria, Campania e Liguria. Recentemente è stata segnalata la presenza anche sul litorale Veneto, pertanto il grado di attenzione deve essere elevato.

Non è da escludere la sua diffusione in altre regioni con il commercio di giovani piante e frutti di pomodoro.

 

Sintomi

Sulle foglie compaiono delle mine di alimentazione che si allargano alla foglia intera che dissecca e cade. L’attacco può defogliare la pianta intera. Può attaccare anche i frutti scavando gallerie di alimentazione che partono generalmente dal calice. L’attacco può iniziare già in vivaio per continuare in campo o serra.

 

Strategie

La specie ha già un’elevata resistenza ai fitofarmaci pertanto la lotta si basa su misure di controllo preventivo e interventi chimici e/o biologici in momenti mirati.
In vivaio è fondamentale chiudere gli ambienti con reti anti-insetto e installare trappole a feromoni per il monitoraggio e di trappole ad acqua per la cattura massale una volta che le catture nelle prime superano i 3 individui/settimana.
Per la lotta diretta di impiegano azadiractina e Bacillus thuringiensis kurstaki (EG 2348) in caso di bassa infestazione. Con presenze più elevate intervenire 2 volte con indoxacarb (Steward) seguito da 1 intervento con Spinosad (Laser), 2 interventi con azadiracrina e 2 con Bacillus thuringiensis.
Attuare una corretta distruzione di residui colturali e prestare attenzione a materiali di stoccaggio come le casse per i frutti.

Nome scientifico: Paysandisia archon

Piante affette: Palme

Tipo di malattia: avversità del FUSTO

Immagini:





Ciclo biologico

E’ un lepidottero di grosse dimensioni (9-11 cm di apertura alare).
L’intero ciclo di sviluppo si compie generalmente in un anno, ma non si esclude che alcuni esemplari possano completare lo sviluppo in 18 mesi.
Più l’ovideposizione è tardiva, più è infatti probabile che il ciclo si compia in 18 mesi.
L’uovo è di colore da bianco grigiastro a crema e misura 5mm di lunghezza L’uovo ha forma allungata con 7 coste longitudinali, caratteristica che lo distingue da uova di altri lepidotteri.
Le uova vengono deposte in piccoli gruppi all’inserzione del rachide fogliare oppure sul germoglio apicale. La farfalla ha abitudini diurne, cioè vola in pieno giorno, soprattutto nelle ore più calde;
Vola tendenzialmente da giugno a settembre ma nelle Marche sono stati trovati esemplari adulti anche ad ottobre e novembre

Nel Veneto Paysandisia archon è stata individuata per la prima volta pochi giorni fa nella zona del lago di Garda veronese.

Sono in corso monitoraggi specifici per definire l’area infestata dove saranno applicate misure specifiche

 

Sintomi

Nella suo areale di origine sud America non crea danni economici.
Nell’area mediterranea invece essa rappresenta una seria minaccia per almeno 11 generi di palme:
Brahea Mart.
Butia Becc.
Chamaerops L.
Jubaea Kunth
Livistona R. Br.
Phoenix L.
Sabal Adans
Syagrus Mart.
Trachycarpus H. Wendl.
Trithrinax Mart.
Washingtonia Raf

La larva neonata (lunga meno di un cm) penetra subito all’interno del fusto della palma dove scava gallerie longitudinali e tendenzialmente rettilinee, le quali approfondendosi aumentano di diametro.
Evidenti sono anche le perforazioni del lembo fogliare.

 

Strategie

Il controllo di questo insetto risulta di notevole difficoltà per diversi motivi:

il numero elevato di palme su cui può svilupparsi

la mancanza di antagonisti nel nostro territorio

la difficoltà a rilevarne tempestivamente la presenza (i danni alle foglie vengono fatti dalla larva quando il getto apicale è ancora all’interno del fusto). È visibile anche della rosura sull’apice della palma.
Per quanto riguarda la difesa chimica, attualmente ci sono un centinaio di prodotti registrati per uso vivaistico e ornamentale contro le larve di lepidotteri ma sperimentazioni effettuate in altre regioni interessate dal problema hanno dato risultati poco soddisfacenti
L’utilizzo di trappole per la cattura massale degli adulti o per il monitoraggio sembra non dare risultati soddisfacenti poiché il feroromone agisce solo a breve raggio.

L’utilizzo di nematodi (Steinernema carpocapsae) entomopatogeni contro le larve sta dando buoni risultati.

MECCANISMO D’AZIONE

Il nematode raggiunge le larve, rilascia dei batteri che uccidono le larve stesse e consente al nematode di nutrirsi dell’ospite e completare il suo sviluppo.
Va impiegato in soluzione acquosa irrorando il cimale e il fusto della palma (es: 7 litri d’acqua per una palma di circa tre metri di altezza).
Sono organismi vivi e si consiglia di attenersi alle indicazioni di etichetta.

REQUISITI PARTICOLARI PER IL MOVIMENTO SUL TERRITORIO COMUNITARIO

constatazione ufficiale (servizio fitosanitario) che i vegetali:

sono stati coltivati per tutto il loro ciclo di vita in una zona riconosciuta indenne

Oppure

durante un periodo di almeno due anni prima dello spostamento sono stati coltivati in un luogo di produzione :

registrato e sorvegliato dal Servizio Fitosanitario;

in cui i vegetali sono state tenute in un sito a protezione fisica totale (reti) volta a impedire l’introduzione della Paysandisia archon o soggetto all’applicazione di trattamenti preventivi adeguati

-che dai controlli ufficiali (ogni tre mesi) non sono state riscontrate manifestazioni dell’organismo nocivo

– nell’allegato V (specie soggette a passaporto) sono stati inclusi anche i vegetali di palma destinati alla piantagione.

Scheda redatta dal Servizio Fitosanitario Regionale

Nome scientifico: Rhizoctonia

Piante affette: Rhizoctonia su Viburno in vivaio

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Nelle prove di inoculazione artificiale la malattia ha un periodo di incubazione variabile dai 20 ai 30 giorni. È favorita da condizioni di umidità elevata e dalle irrigazioni sovrachioma.

 

Sintomi

Le piante presentano marciume delle radici e delle radichette, imbrunimenti della zona del colletto e del fusto, clorosi e disseccamento delle foglie in seguito al mancato assorbimento di acqua e nutrienti.

 

Strategie

Adottare misure preventive di igiene e profilassi impiegando materiale di propagazione sano e materiali, vasi e substrati, nuovi. Eliminare le piante infette. Intervenire preventivamente con ausiliari biologici come Trichoderma sp., ed in via curativa con prodotti a base di tolclofos-metile.

Bibliografia:
G. POLIZZI, A. PANEBIANCO – 2010 – Infezioni causatte da Rhizoctonia sp. binucleata su viburno in vivaio. Clamer informa n. 3 2010.

Nome scientifico: Rhizoctonia

Piante affette: Rhizoctonia

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Il fungo è favorito da condizioni di ristagno di umidità. I danni maggiori si verificano in ambienti con scarsa ventilazione. Le osservazioni finora condotte non hanno chiarito la natura e posizionamento tassonomico degli isolati di Rhizoctonia.

 

Sintomi

Le piante presentano deperimento e necrosi delle foglie seguita da violenti fenomeni di filloptosi (caduta delle foglie). Non si verificano danni ai tessuti corticali e sotto corticali dei fusti, che restano comunque in grado di ricacciare nuova vegetazione.

 

Strategie

Garantire un’adeguata ventilazione degli ambienti di coltivazione, si sono dimostrati efficaci prodotti a base di azoxystrobin e della miscela boscalid+pyraclostrobin.

Bibliografia:
A. MINUTO- 2010 – Timo alterazioni da Rhizoctonia – Colture Protette n.3 2010 pag. 80

Nome scientifico: AMV

Piante affette: Lavanda

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Il virus è stato rinvenuto in diverse colture ornamentali e orticole, recentemente è stato rinvenuto su rosmarino ove manifesta un vistoso mosaico giallo oro.. le piante possono essere infette senza manifestare sintomi. La diffusione avviene mediante materiale infetto e con le punture di suzione degli afidi.

 

Sintomi

Presenza sulle foglie e sul fusto di un mosaico color oro, che si concentra sulla zone periferiche del lembo fogliare. La taglia della pianta e la fioritura restano normali.

 

Strategie

Non esistono cure se non la prevenzione con l’uso di materiale sano e la pronta eliminazione delle piante sintomatiche.

Bibliografia:
M.G. BELLARDI et alii – 2010 – Lavandula stoechas infetta da AMV in Liguria. Clamer informa n. 1 2010.

Nome scientifico: Dydimella ligulicola

Piante affette: Crisantemo

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Il fungo sopravvive sotto forma di micelio o spore nei tessuti infetti. L’intervallo di temperatura va da 10 a 30°C. la malattia può essere diffusa anche con piante, talee e fiori infetti. Una volata insediatasi in azienda è difficile da eradicare

 

Sintomi

Sulle foglie compaiono macchie irregolari bruno-nerastre fino a 2-3 cm di larghezza. Le macchie possono confluire per disseccare l’intera foglia. Sui fiori compaiono macchie rossastre o marroni a seconda che la cultivar sia a fiore chiaro o scuro. La macchia può allargarsi facendo marcire il fiore intero che si affloscia ed avvizzisce. I sintomi sono sovente confusi con quelli di muffa grigia.

 

Strategie

Impiegare materiale sano. Evitare le bagnature sovrachioma soprattutto in prossimità della fioritura. Effettuare trattamenti con prodotti a base di rame, mancozeb,

Bibliografia:
Sarrocco S. 2010 – Antracnosi del crisantemo – Clamerinforma n. 3 2010

Nome scientifico: Cydalima perspectalis

Piante affette: Bosso

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Non ancora ben definito in europa. In germania dove è comparso nel 2007, italia arrivato nel 2011 in lombardia, l’insetto compie 2/3 generazioni all’anno e sverna come larva in un bozzolo tessuto in autunno tra le foglie (fig3). L’anno successivo, con l’arrivo delle temperature primaverili la larva completa lo sviluppo e da il via alla prima generazione.

 

Sintomi

Le larve defogliano le piante di bosso (fig1).
Le uova sono deposte a gruppi, parzialmente sormontate l’una all’altra, al di sotto della pagina fogliare. Inizialmente di colore giallo pallido, imbruniscono con la maturazione lasciando intravvedere il loro interno la casula cefalica in via di formazione e dal colore nerastro. Le larve di colore verde (fig. 4)giallastro sono caretterizzate da bande nere e striature bianche disposte lungo tutto il corpo. A maturità raggiungono i 4 cm e come già detto si nutrono delle foglie e dei germogli del bosso; elevati livelli d’infestazione possono determinare la completa defogliazione delle piante.
Le crisalidi misurano circa 2 cm (fig. 3)e sono inizialmente di colore verde con strisce nere lungo la parte dorsale per divenire con la maturazione di un colore marrone scuro. Si trovano ben nascoste all’interno della vegetazione, avvolte da un bozzolo sericeo biancastro. L’adulto (fig. 2) è una farfalla con apertura alare di 4 cm e ali di colore bianco con bande marroni scure sui bordi .

 

Strategie

Controllo degli stadi giovanili con trattamenti insetticidi mediante ripetuti principi attivi abattenti tipo deltametrina o cipermetrina o con regolatori di crescita.

Tratto dal Floricultore n. 10/2011
Autori Andrea Tantardini e matteo Maspero
Fitopatologico Lombardia, centro MIRT Minoprio

Nome scientifico: Sclerotinia sclerotiorum

Piante affette: salvia e timo

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Il fungo aggredisce la pianta a temperature variabili fra 8 e 31°C. I sintomi compaiono dopo 5 giorni dall’infezione. La malattia è favorita da condizioni di UR elevata, bagnature sopra chioma, scarsa ventilazione e concimazione azotata eccessiva.

 

Sintomi

Le foglie e il fusto presentano aree necrotiche di forma e dimensioni irregolari di colore marron chiaro. I rami colpiti si piegano. La pianta progressivamente appassisce e le parti colpite si ricoprono di un micelio cotonoso di colore bianco candido. All’interno del micelio del fungo si differenziano sclerosi neri.

 

Strategie

Occorre prevenire la malattia non creando le condizioni ad essa favorevoli mediante attenta gestione dell’irrigazione, ventilazione adeguata, limitazione delle concimazioni azotate.
I prodotti efficaci sono quelli a base di iprodione, ditiocarbammati, ciprodinil+fludioxinil. Verificare le registrazioni in etichetta.

Bibliografia
Minuto A., Pensa P., Minuto G., Garbali A. (2004) Sclerotinia sclerotiorum parassita di timo e salvia. Informatore fitopatlogico 7-8, 54.

Nome scientifico: Oidium subgen. Pseudoidium

Piante affette: Dipladenia

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Alla temperatura di coltivazione di 18°C i sintomi compaiono dopo oltre un mese. Il fungo è più aggressivo sui giovani germogli perché hanno tessuti ancori teneri e poco coriacei a differenza del fogliame più maturo.

 

Sintomi

Presenza di un micelio di colore bianco su entrambe le pagine fogliari delle foglie dei nuovi germogli; e solo sulla pagina inferiore delle foglie più sviluppate. Le foglie colpite si presentano bollose, clorotiche e quelle apicali assumono una colorazione rossastra. La malattia in fase avanzata provoca ingiallimenti e disseccamenti delle foglie nonché necrosi degli apici vegetativi.

 

Strategie

In caso di infezione intervenire con prodotti triazolici autorizzati (es. Proclaim, Brion, ecc.).
Anche le strobilurine (Quadris, Flint) possono essere efficaci, ma non sono ancora registrate per l’impiego.

Bibliografia:
Minuto A., Pensa P., Garibaldi A. (2004) Attacchi di mal bianco su Mandevilla splendens in Liguria. Informatore fitopatologico 7-8, 54.

Nome scientifico: Fusarium oxysporum

Piante affette: lattuga, rucola, valeriana

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Il fungo si conserva nel terreno e penetra attraverso le radici. Nei vivai utilizzare solo terriccio nuovo. In campo è consigliabile adottare una rotazione con altre colture.

 

Sintomi

La malattia si manifesta dapprima con ingiallimento delle foglie basali, seguito da avvizzimento e morte della pianta intera. Le piante colpite sono lattuga, rucola, valeriana.

 

Strategie

utilizzare substrato e contenitori nuovi, mantenere i vasi isolati o comunque non a diretto contatto del suolo.
In campo seguire una rotazione con altre colture non sensibili all’attacco del fungo. E’ possibile proteggere le colture in via preventiva con funghi antagonisti del genere Trichoderma distribuiti al momento della semina e/o del trapianto.

Bibliografia:
A. MINUTO, et alii – 2005 –Problematiche emergenti nella disfesa delle colture ortofloricole dai patogeni fungini– Informatore Fitopatologico 17-8, 43-50.

Nome scientifico: Verticillium dahliae su dimorfoteca

Piante affette: Dimosfoteca

Tipo di malattia: avversità del FUSTO

Immagini:





Ciclo biologico

Il fungo si conserva a lungo nel terreno. L’infezione avviene attraverso le radici che raggiungono il terreno infetto. Il tempo d’incubazione è di minimo 15 gg per la comparsa dei primi sintomi, a 50gg. si ha la piena espressione della malattia con temperature medie di 25°C.

 

Sintomi

Clorosi unilaterale accompagnata da perdita di brillantezza del fogliame; segue progressivo appassimento a cominciare dalla parte apicale. Sezionando i fusti si nota imbrunimento dei vasi.

 

Strategie

Utilizzare substrato e contenitori nuovi, mantenere i vasi isolati o comunque non a diretto contatto del suolo.
La lotta chimica si basa sull’impiego di tiofanato-metile (p.a. autorizzato solo in pieno campo) alla dose di 0,5-1 g di p.a. per litro di substrato. In prospettiva potrebbero essere utilizzati prodotti a base di strobilurine quando verranno registrati per applicazioni al terreno.

Bibliografia:
A. MINUTO, P. PENSA, G. MINUTO, A. GARIBALDI – 2005 –Verticillium dahliae: nuovo parassita della dimorfoteca coltivata in vaso– Informatore Fitopatologico 1, 54-56.

Nome scientifico: Pseudomonas viridiflava su ranuncolo

Piante affette: Ranuncolo

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

I sintomi compaiono nei mesi autunno-inverno quando l’umidità relativa è elevata. Il batterio è ritenuto un patogeno opportunista perché è in grado di vivere sulle parti della pianta e di indurre sintomi in condizioni ambientali favorevoli. In serra non riscaldata i sintomi compaiono dopo circa 15 gg. dall’infezione.

 

Sintomi

Presenza sulle foglie di maculature dapprima verde scuro poi brune. Possono essere colpiti anche i piccioli, gli steli ed i boccioli fiorali con alterazioni necrotiche. Le piante colpite raramente muoiono.

 

Strategie

Arieggiare la serra, evitare di bagnare la chioma utilizzando sistema di irrigazione dal basso o localizzata, irrorare le foglie con preparati rameici.

Bibliografia:
A. ZOINA et alii – 2005 – Pseudomonas viridiflava agente di una grave alterazione su ranuncolo da fiore reciso. Colture protette, 9, 107-110.

Nome scientifico: Cayreus marshalli

Piante affette: Geranio

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Questo lepidottero è originario del Sud Africa. E’ stato rinvenuto per la prima volta in Italia vicino a Roma nel 1996. Nel 2003 è stato trovato anche nelle regioni del Nord Italia.
Svolge 5-6 generazioni all’anno. Sverna come crisalide sul terreno, a volte come larva matura. A primavera sfarfallano gli adulti che depongono le uova sulla pianta. Le larve sono presenti da maggio a tutto ottobre.

 

Sintomi

Le larve attaccano dapprima la pagina inferiore della foglia praticando erosioni irregolari. In seguito penetrano nei fusticini e negli steli fiorali scavando gallerie discendenti da cui fuoriescono praticando un foro all’altezza degli internodi. Erodono foglie, fiori e apici vegetativi. Il danno si manifesta con disseccamenti, defogliazioni, perdita totale dei fiori

 

Strategie

Si sono dimostrati efficaci prodotti contenenti il p.a. clorpirifos-metile o comunque p.a. con attività citotropica.

Bibliografia:
Fondazione Minoprio – Insetti esotici di recente introduzione in Lombardia – Centro Biolomb.

Nome scientifico: Podosphera spireae

Piante affette: Spirea spp.

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

 

Sintomi

Arbusto ornamentale molto utilizzato sia nei giardini pubblici che privati, presso l’università di Torino è stato oggetto di una prova sperimentale, per saggiare la resistenza delle più diffuse cultivar, agli attacchi di mal bianco causati dal fungo Podosphera spireae.

La prova è stata eseguita in serra ferro vetro, verificando la sensibilità delle piante anche in funzione all’esposizione: pieno sole, ombreggiante al 60%.

Le piante sono state coltivate in vasi da 30lt, terriccio 50% torba bionda, 15% perlite, 15% argilla).

La prova prevedeva l’inoculo artificiale della malattia in tre periodi diversi ovvero:
il 16 /9 il 10/10 e il 28/11.

I risultati, in percentuale, di presenza della malattia dopo 15 gg. dall’inoculo sono facilmente leggibili nella sottostante tabella.

 

Strategie

Per il controllo della malattia specie in aree pubbliche, si consiglia di utilizzare il prodotto biologico AQ10 a base di Ampelomyces quisqualis.

Articolo tratto dall’informatore fitopatologico n. 5 del maggio 2006
Autori Giovanna Gilardi, Daniela Minerdi, Angelo Garibaldi
Università di Torino

Nome scientifico: Alternaria sp.

Piante affette: Iberis

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

il fungo patogeno si sviluppa in condizioni di bassa luminosità, umidità relativa elevata e con temperature fra -1°C e +32°C. In condizioni naturali il tempo di incubazione della malattia può raggiungere i 55 giorni, con media di 12°C l’incubazione è di 45 giorni.

 

Sintomi

Sulla pagina superiore delle foglie si manifestano numerose macchie puntiformi, depresse, di colore nero circondate da un alone più chiaro virante al giallo, in corrispondenza delle quali sulla pagina inferiore si evidenziano macchie depresse di colore bruno. Le lesioni possono confluire tra loro formando macchie più grandi di forma irregolare.
L’attacco alle foglioline dell’apice può causare la necrosi dello stesso.
Le parti più colpite sono le giovani foglie, mentre quelle vecchie più coriacee sembrano meno suscettibili.

 

Strategie

Evitare lunghi periodi di bagnatura del fogliame e rimuovere i residui colturali per allontanare l’inoculo.
Intervenire con prodotti a base di clortalonil, iprodione, rame ossicloruro.

Minuto A., P. Pensa, A. Garibaldi – 2006 – Presenza in Italia di una alternariosi su Iberis. Informatore Fitopatologico 12/2005 40-42.

Nome scientifico: Oidium sp.

Piante affette: Berberis Photinia

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

La malattia si manifesta ad una temperatura compresa fra 18 e 25°C.

 

Sintomi

Berberis: i sintomi si manifestano su piante all’ombra di altre ornamentali. Le foglie presentano imbrunimenti irregolari, bruno-rossastri sul lembo superiore, su cui si forma un micelio biancastro. Le foglie colpite ingialliscono e cadono prematuramente.

Photinia: presenza di un denso feltro biancastro su foglie, steli fiorali e fusti.

 

Strategie

Rimozione delle foglie e dei rami infetti con conseguente bruciatura.
Occorre valutare l’efficacia dello zolfo e di mezzi biologici come Ampelomyces quisqualis (AQ 10).

Bibliografia:
Berretti D., Gilardi G., Garibaldi A. – 2005 – Attacchi di mal bianco su Berberis thunbergii var. atropurpurea e su Photinia x fraserii in un parco pubblico di Torino. Informatore Fitopatologico 11/2005 40-42.

Nome scientifico: Oidium sp.

Piante affette: Stella di Natale

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

La malattia si sviluppa con temperatura media di 18°C (massima 21° e minima 14°C), Umidità Relativa media 80% e con fotoperiodo di 12 ore luce e altrettante buio. In queste condizioni la malattia ha un tempo d’incubazione di 20 giorni.

 

Sintomi

Sulle foglie compaiono delle macchie clorotiche del diametro di 1 cm circa in corrispondenza delle quali compare un’efflorescenza biancastra che diventa rosata col tempo.
Le brattee non vengono colpite.
I sintomi compaiono nel mese di novembre. La varietà interessata è la Gala

 

Strategie

E’ la prima segnalazione in Italia di oidio da Leveillula clavata su Poinsettia, è pertanto consigliabile eliminare le piante infette in caso di attacco. Il parassita è incluso nelle liste di allerta dell’Organizzazione Europea per la Protezione delle Piante.

Bibliografia:
Minuto A., P. Pensa, A. Garibaldi – 2006 – Il mal bianco “africano” dell’Euphorbia pulcherrima è arrivato in Italia. Informatore Fitopatologico 2/2006 41-42.

Nome scientifico: Colletotrichum acutatum

Piante affette: Azalea

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Il fungo è favorito da prolungati periodi di bagnatura delle foglie e da umidità ambientale elevata. Pertanto risulta particolarmente pericoloso nei periodi primaverili ed autunnali, o nella tarda estate qualora la piovosità sia elevata

 

Sintomi

La malattia colpisce soprattutto le foglie della parte centrale e inferiore della chioma. Sulle foglie si notano delle macchie rotondeggianti di colore marrone chiaro che degenerano successivamente in necrosi. Le macchie possono essere circondate di un alone necrotico e confluire fra loro per formare aree necrotiche irregolari più estese.

 

Strategie

La prevenzione si basa sull’accurata pulizia degli ambienti di coltivazione dai residui colturali e dalle piante infette. E’ consigliabile rimuovere quanto prima le piante colpite e distruggerle con bruciatura.

Per l’irrigazione è preferibile l’uso di impianti goccia-a-goccia perché non bagnano la chioma.

Le varietà “Addy Very”, “Fior di pesco” “Orion” e “Snow” sono particolarmente suscettibili alla malattia.

Intervenire preventivamente quando si presentano le condizioni favorevoli alla malattia con prodotti a base di Thiram, Mancozeb Azoxystrobin (uso non registrato); curativamente con la miscela Tiofanato metile + mancozeb o thiram.

Bibliografia:

BERTETTI D., BIZIOLI L., MORANDI G., GARIBALDI A. – 2006 – Risultati di prove di lotta chimica all’antracnosi dell’azalea – Informatore Fitopatologico 6, pagg.41-44

Nome scientifico: Phoma esigua

Piante affette: Ortensie

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Il fungo è favorito da condizioni di elevata umidità relativa. Ad una temperatura di 20°C e UR 80-90% i primi sintomi compaiono dopo 12 giorni dall’inoculazione.

 

Sintomi

Presenza sulle foglie di macchie necrotiche inizialmente puntiformi contornate da alone giallastro, a sviluppo rapido che raggiungono un diametro finale di 2-7 cm. Il margine delle necrosi è ben definito e di colore marrone scuro. Le foglie colpite invecchiano precocemente e cadono.

I rami e le infiorescenze non sembrano essere colpiti

 

Strategie

Non ci sono al momento indicazioni precise per la lotta chimica al patogeno.

I prodotti rameici ed il Thiram sono comunque dei buoni preventivi.

La cultivar Zaffiro non risulta suscettibile alla malattia.

Bibliografia:

GILARDI G., MINERDI D., GARIBALDI A. – 2006 – Attacchi di Phoma exigua su Hydrangea macrophylla cv Hanabi in centro Italia – Informatore Fitopatologico, 9, pagg. 31-32

Nome scientifico: Effetti endoterapia

Piante affette: Ippocastano

Tipo di malattia: avversità del FUSTO

Immagini:





Ciclo biologico

 

Sintomi

Premessa:

L’endoterapia è una tecnica di applicazione di prodotti fitosanitari in piante arboree nota da alcuni decenni.

Da alcuni anni vengono praticate applicazioni di massa contro Cameraria su ippocastano. Sono state fatte delle osservazioni macro e microscopiche per valutare il rischio di introduzione di agenti viventi estranei, di fenomeni di compartimentazione o di alterazione cromatica, o di formazione di carie in seguito a questo tipo di terapia.

Sono stati sperimentati diversi trattamenti con Acephate+Methomyl, Imidacloprid ed acqua sterile per via gravitazionale o in pressione.

 

Strategie

Risultati:

Dall’osservazione delle sezioni trasversali è emersa la presenza all’interno dei fusti trattati di alterazioni cromatiche brune che partivano dal punto di iniezione e avevano direzione acropeta e basipeta (fig.1).

Questi imbrunimenti sono risultati più diffusi nei trattamenti con Acephate+Methomyl e con l’acqua sterile. Queste alterazioni cromatiche potrebbero essere sia la manifestazione diretta del passaggio di una sostanza estranea sia l’esito di una reazione della pianta all’iniezione di qualsiasi sostanza. Le alterazioni non sarebbero dovute a deposito di fitofarmaco o ad una reazione di fitotossicità, ma a depositi di natura gommosa come risposta fisiologica aspecifica della pianta.

Non è stato possibile verificare se tali depositi dessero origine ad occlusioni tali da compromettere lo stato di salute della pianta. Comunque è consigliabile praticare applicazioni successive in punti diversi per non causare occlusioni importanti del lume dei vasi linfatici.

Sono stati isolati dal legno trattato funghi e batteri, che però non si sono rivelati patogeni, sia con interventi in condizioni di sterilità che non sterili.

Questo significa che i preparati utilizzati sono già contaminati in partenza.

In conclusione viene ribadito che qualsiasi effetto secondario del trattamento è di sicuro ampiamente inferiore rispetto all’effetto benefico dello stesso.

Bibliografia:

NICOLOTTI G., GONTHIER P., GIORDANO L. – 2006 – Effetti collaterali di trattamenti endoterapici su legno d’ippocastano. – Informatore Fitopatologico, 10, pagg. 34-39

Nome scientifico: Eupteryx

Piante affette: foglie di salvia, rosmarino, nepitella, issopo, me

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Questi insetti superano la fase invernale come uovo, ma nei climi favorevoli possono svernare come forme giovanili o adulte. Gli individui mobili compaiono in primavera. Nell’arco del periodo primaverile estivo queste specie svolgono 3-4 generazioni.

 

Sintomi

Diffuse depigmentazioni puntiformi delle pagine fogliari (v. foto).

 

Strategie

Dato l’uso alimentare che viene fatto di queste piante è consigliabile intervenire con prodotti a base di piretro anche in miscela con rotenone.

Bibliografia:

MAZZONI V., CONTI B. – 2006 – Le tiflocibine dannose alle lamiacee aromatiche in Toscana – Informatore Fitopatologico, 2, pagg. 35-38

Nome scientifico: Alternaria alternata

Piante affette: Camelia

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Fungo patogeno della famiglia delle alternarie. Raggiunge il suo massimo sviluppo in presenza di temperature tra i 24 e i 34 gradi.

 

Sintomi

In corrispondenza degli apici e margini fogliari sono presenti macchie necrotiche inizialmente puntiformi e contornate da un alone clorotico, a sviluppo rapido tendenzialmente circolare responsabili di gravi deformazioni portando anche, in alcuni casi, alla morte delle piante, interessate da una forte caduta delle foglie. Malattia grave presente in pieno campo ed in serra.

 

Strategie

Essendo un fungo isolato solo di recente su Camelia Japonica, non è possibile al momento fornire indicazioni esaurienti in quanto il ciclo biologico ed epidemiologico della malattia è ancora allo studio dei fitopatologi.

Giovanna Gilardi, Elisa Branca, Sandro Frati, Maria Lodovica Gullino, Angelo Garibaldi
Alternaria alternata: nuovo patogeno su camelia in Italia – Informatore fitopatologico aprile 2007 – pag. 51,52.

Nome scientifico: Fusarium circinatum

Piante affette: Pinus, Pseudotsuga, e alcune specie di Picea

Tipo di malattia: avversità del FUSTO

Immagini:





Ciclo biologico

i principali responsabili del diffondersi della malattia sono gli insetti della famiglia dei coleotteri scolitidi. La malattia fu segnalata per la prima volta in California da dove si è diffusa in tutto il mondo. Le specie suscettibili all’attacco sono tutte quelle del genere Pinus, Pseudotsuga, e alcune specie di Picea.

 

Sintomi

Il fungo causa sul punto d’infezione delle lesioni che interessano sia le grosse branche, sia il tronco principale, sia le radici superficiali. Tali lesioni possono cingere l’intera circonferenza della parte colpita portando a un progressivo disseccamento della parte aerea colpita e distaccamento della parte a monte ormai spoglia e morta. I pini colpiti producono un’enorme quantità di resina e il legno sotto la corteccia diventa di color miele nell’area limitrofa alla lesione.

 

Strategie

Non esistono attualmente cure risolutive. Generalmente si interviene con la potatura eliminando le parti colpite affinché il fungo non si diffonda tramite la resina infetta.
Nelle aree interessate dalle malattia è consigliabile usare varietà che dimostrano una maggior resistenza al patogeno (v. tabella).

BIBLIOGRAFIA

DA TECNOVERDE GENNAIO/FEBBRAIO 2007

Nome scientifico: Cylindrocladium sp.

Piante affette: Rose

Tipo di malattia: avversità del FUSTO

Immagini:





Ciclo biologico

Il fungo è favorito da condizioni di temperatura elevata, media di 27°C, ed elevata umidità. L’infezione è favorita da lesioni a livello del colletto o del fusto. Il periodo di incubazione varia da 25 a 40 gg a seconda delle varietà.

 

Sintomi

la malattia si manifesta con disseccamento di singoli rami accompagnati da ingiallimenti e appassimenti fogliari. Presenza di una lesione cancerosa al colletto della pianta

 

Strategie

Evitare lesioni agli organi più suscettibili all’attacco del patogeno. Utilizzare varietà poco sensibili alla malattia. Trattare preventivamente con prodotti a base di clorotalonil, rame, tiofanato metile (uso non consentito in serra).

Bibliografia:
RAPETTI S., MARTINI P., DE RINO E., GULLONE C.– 2007 –Una nuova malattia della rosa causata da Cylyndrocladium sp.– Informatore Fitopatologico 3, pagg.31-32

Nome scientifico: –

Piante affette: Margherita

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

le varietà di margherita a fiore bianco allevate in substrati a reazione acida, concimate con i normali livelli di concimazione vanno incontro alle fisiopatie descritte.

 

Sintomi

Le foglie dopo circa 30 gg dalla messa a dimora della painta in vaso presentano inizialmente sfumature bluastre della parte distale della lamina fogliare. In seguito l’alterazione evolveva producendo numerose maculature di colore blu-viola (fig.1).
Nelle piante concimate alla dose di 5 mg/l di boro comparivano dei fenomeni di fitotossicità (fig.2)., come pure in quelle concimate con manganese EDTA alla dose di 10 mg/l (fig. 3).

 

Strategie

Al fine di evitare l’insorgenza di tali fisiopatie è consigliabile utilizzare substrati con pH > 6,5, e monitorare che lo stesso nel corso della coltura non scenda sotto tale valore. E’ inoltre consigliabile usare concimi a reazione basica o neutra.

BIBLIOGRAFIA

PENSA P., MINUTO G., PINI S., GARIBALDI A. – 2006 – Gravi alterazione cromatiche delle foglie di margherita (Argyranthemum frutescens) coltivata per vaso fiorito. Informatore fitopatologico, 7/8, 52-56.

Nome scientifico: Alternaria alternata

Piante affette: Camelia

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Ll’alterazione si osserva nell’arco di tutto l’anno, ma le manifestazioni sono più gravi in primavera estate sia in campo sia in serra, con temperature ambiente di 25-30°C e elevata umidità relativa. L’incubazione della malattia dura 6 giorni a 24°C.

 

Sintomi

Macchie necrotiche inizialmente puntiformi contornate da alone giallo sui margini delle foglie. Le macchie hanno sviluppo circolare e deformano i tessuti colpiti. Necrosi fogliari diffuse a carico degli apici. Le foglie colpite cadono e la pianta può morire.

 

Strategie

In mancanza di uno studio epidemiologico della malattia si consiglia intervenire in via preventiva con principi attivi comunemente utilizzati per questo patogeno su altre colture come iprodione, clorotalonil, rame, dithianon.

Bibliografia:
GILARDI G., BRANCA E., FRATI S., GULLINO M.L., GARIBALDI A.– 2007 – Alternaria alternata: nuovo patogeno su camelia in Italia – Informatore Fitopatologico 4, pagg. 51-52

Nome scientifico: Luperomorpha nigripennis

Piante affette: eleagnus, eucaliptus, evonimus, corbezzolo.

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

insetto originario dell’India. Segnalato nel 2006 nei vivai di Pistoia e nelle serre di Pescia. La sua biologia è attualmente poco nota.

 

Sintomi

ampie erosioni del lembo fogliare di tutte le essenze vegetali attaccate: eleagnus, eucaliptus, evonimus, corbezzolo.

 

Strategie

finora l’insetto è stato contenuto con trattamenti a base di clorpirifos-metile e deltametrina alla comparsa dei primi danni sulle foglie.

Bibliografia:
CONTI B., RASPI A. – 2007 –Informatore Fitopatologico 7/8, pagg. 51-52

Nome scientifico: Ruggine bianca del Crisantemo

Piante affette: Crisantemo

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

L’agente fungino responsabile di questa malattia è Puccinea horiana che compie il suo ciclo biologico esclusivamente sul crisantemo differenziando due tipi di spore. Queste si formano entro le pustole per poi farsi portare dal vento anche in un raggio di 600 – 700 metri.


La germinazione delle spore avviene tra i 0 e i 30° C in presenza di acqua.Una volta all’interno dell foglia il fungo si sviluppa più o meno rapidamente in relazione alle condizioni ambientali e in funzione delle varietà colpita. L’incubazione normalmente è di 7 – 10 giorni, arrivando anche a 8 settimane.

 

Sintomi

La ruggine bianca, rappresenta attualmente la più grave malattia del crisantemo, producendo danni ingenti.
Le prime manifestazioni della malattia si osservano sulla pagina superiore della foglia sotto forma di macchie rotondeggianti, bianco verdastre, di 1 – 5 mm di diametro. In corrispondenza di tali aree infette appaiono sulla pagina inferiore delle pustole rilevate, del diametro di 0,5 – 3 mm, di colore inizialmente biancastro e successivamente bruno-nocciola.

 

Strategie

La prima misura fondamentale contro questa malattia, è quella di partire da talee sane.
Fra le misure profilettiche si segnala di utilizzare preferibilmente le varietà che si sono dimostrate più resistenti alla malattia e di abbassare l’umidità relativa dell’aria.
Per la lotta chimica si consigli l’impiego di fungicidi sistemici a base di …. (in fase di aggiornamento)

I trattamenti vanno effettuati alla comparsa dei primi sintomi sulle foglie e ripetuti a distanza di 4 – 5 giorni al fine di bloccare le infezioni.

Nome scientifico: Maculatura flogiare batterica

Piante affette: Poinsettia

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

 

Sintomi

La malattia si manifesta sulle foglie con la comparsa di numerose macchiette brunastre, di forma poligonale e tendenzialmente angolare, isolate o talora confluenti; i tessuti infetti necrotizzano, la lamina fogliare ingiallisce, si stacca facilmente dai rami e/o dissecca.

 

Strategie

Per questa malattia di natura batterica non vi è la possibilità di utilizzare alcun trattamento. L’unica precauzione è quella di utilizzare talee sane e di eliminare le piante infette alla comparsa dei primi sintomi.

Nome scientifico: Peronospora violae

Piante affette: Viola

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

agente della malattia è il fungo Peronospora violae che è favorito da condizioni di prolungata bagnatura delle foglie. Il fungo è particolarmente virulento nei mesi autunnali quando può causare seri danni alle colture. Il patogeno sverna nei tessuti infetti per ricomparire, in condizioni favorevoli, nei mesi primaverili quando può arrecare ulteriori gravi perdite.

 

Sintomi

La pianta colpita presenta uno sviluppo stentato. Le foglie più vecchie assumono una colorazione opaca e tendono ad ingiallire ripiegandosi verso il basso.
La pagina inferiore della foglia in corrispondenza delle aree clorotiche presenta un feltro cenerino che vira al viola.

 

Strategie

Evitare le irrigazioni pomeridiane o serali che in autunno mantengono le foglie bagnate per lungo tempo favorendo l’insorgere della malattia. Ventilare gli ambienti di coltivazione. Intervenire in via preventiva con prodotti a base di clorotalonil, mancozeb, ditianon, rame; in via curativa con prodotti a base di propamocarb, fosetil-Al, metalaxil, cimoxanil.

Nome scientifico: Batteriosi del ciclamino

Piante affette: Ciclamino, Zantedescia, Caladium, Iris, Lilium e T

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

agente della malattia è il batterio Erwinia carootovora subsp. carotovora che può essere veicolato da seme infetto, ma soprattutto da residui di piante e terriccio infetti.

La penetrazione avviene attraverso le ferite in condizioni di elevata umidità e temperatura. Le serre sono ambienti estremamente favorevoli allo sviluppo della malattia. L’ Erwinia conserva la sua capacità infettiva per circa 3 settimane.

Il batterio non colpisce solo il ciclamino, ma altre piante ornamentali come Zantedescia, Caladium, Iris, Lilium e Tulipano.

 

Sintomi

La batteriosi del ciclamino provoca delle manifestazioni a carico dell’apparato aereo e sotterraneo (il cormo o bulbo). La parte aerea manifesta un brusco avvizzimento di tutta o parte della chioma, soprattutto in giornate calde anche con terriccio umido. Le foglie presentano ingiallimenti diffusi ed i piccioli a volte diventano nerastri e di consistenza molle. All’inserzione del picciolo sulla foglia compare spesso una macchia scura a forma triangolare.

Sezionando il bulbo si evidenzia un tessuto molle e marcescente a volte liquefatto, di odore sgradevole.

 

Strategie

la prevenzione comprende misure come la disinfezione degli ambienti, l’impiego di materiali nuovi o ben sterilizzati. L’adozione di una tecnica agronomica che contiene le irrigazioni, soprattutto nelle ore calde, e mantine l’ambiente il più ventilato possibile, è pure una buona pratica al fine di contenere e prevenire la malattia. E’ opportuno eliminare subito le piante infette ed intervenire con prodotti batteriostatici a base di rame o con prodotti disinfettanti dell’apparato aereo.

Nome scientifico: Minatore fogliare dell’ippocastano

Piante affette: Ippocastano

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Si tratta di un piccolissimo insetto appartenente alla famiglia dei Gracillaridi, il quale da alcuni anni compie gravi attacchi a carico dell’ippocastano (Aesculus hippocastanum). Gli adulti sono piccole farfalline di colore bruno con striature bianche sul dorso, lunghe circa 5 mm e poco visibili; compaiono verso fine aprile, in corrispondenza della massima fioritura dell’ippocastano, e volano sui tronchi degli alberi dove si accoppiano. Nell’arco temporale maggio-settembre l’insetto è in grado di sviluppare quattro generazioni.

Sverna in genere come crisalide nelle foglie cadute a terra, più raramente come adulto.

 

Sintomi

Il tipo di danno apportato è la defogliazione pressoché totale degli individui di ippocastano colpiti, siano essi giovani od adulti. Questa avviene ad opera delle piccolissime larve dell’insetto (lunghezza 1,5 mm), le quali a partire dalla primavera inoltrata si nutrono del mesofillo scavando un fitto reticolo di gallerie tra le due facce fogliari. Man mano che l’attacco procede le mine arrivano a confluire tra loro riducendo così in maniera notevole la capacità fotosintetica della pianta, e a fine estate si giunge al completo disseccamento della foglia.

L’attacco parte dalla parte bassa della chioma e progressivamente si diffonde verso le foglie più alte. Dopo l’apparire delle prime mine in primavera, esse costituiscono in fitto reticolo entro le foglie della pianta diminuendone drasticamente la capacità fotosintetica. Già tra luglio ed agosto gli alberi possono apparire completamente spogli, dato che le foglie ormai prive di clorofilla seccano e cadono a terra; nei casi più gravi si è osservata una seconda fogliazione e fioritura delle piante colpite alla fine dell’estate, con grave danno aggiuntivo dato che così vengono utilizzate le sostanze di riserva immagazzinate in vista dell’inverno. Le piante pertanto divengono più sensibili agli stress e se gli attacchi si ripetono negli anni ne viene ridotta la vitalità.
I sintomi non devono essere confusi con quelli provocati dal fungo Guignardia aesculi (Peck) Stewart, agente dell’antracnosi dell’ippocastano, o con le macchie necrotiche fogliari provocate dal “bruciore non parassitario”.

 

Strategie

Non essendo presente nei nostri ambienti un nemico naturale della cameraria, allo stato attuale la lotta all’insetto deve venire attuata chimicamente mediante utilizzo di insetticidi per contatto o sistemici. Considerate le cospicue dimensioni raggiunte dall’ippocastano, e la frequente concentrazione di esemplari di questa specie in ambiente urbano con evidente difficoltà ad effettuare trattamenti con le tradizionali metodiche di aspersione (irrorazioni a pioggia e vaporizzazioni mediante cannoncini a pressione), si è recentemente affermata la tecnica dell’endoterapia la quale sfrutta la naturale traslocazione dei fluidi all’interno della pianta per diffondere all’interno della stessa il principio attivo letale all’insetto: in sintesi, un liquido contenente il prodotto insetticida viene iniettato al fusto della pianta ed assorbito dalla stessa in tempi più o meno brevi.

Questo sistema, che garantisce buoni risultati qualora messo in atto entro i primi stadi dell’attacco (periodo dell’emissione delle foglie), deve comunque essere messo in atto con cautela dato che ancora non si conoscono bene le conseguenze apportate alle piante dalle ripetute ferite al fusto e dall’impiego di compressori per accelerare la penetrazione dei liquidi entro i vasi legnosi.

Nome scientifico: La carie delle piante ornamentali

Piante affette: ippocastano, tiglio, bagolaro, platano, aceri, que

Tipo di malattia: malattia del FUSTO

Immagini:





Ciclo biologico

L’attacco parte in genere in corrispondenza di una ferita che lasci scoperta una porzione di tessuto legnoso, sulla quale attecchiscono le spore del fungo che sono presenti naturalmente nell’aria in quantità elevatissima; lo sviluppo del fungo avviene inizialmente in maniera nascosta, interna al fusto, ove esso colonizza progressivamente le cellule dell’albero penetrandovi e cibandosi principalmente della lignina. Il legno viene alterato innanzitutto cromaticamente (decolorazione), ma anche e soprattutto meccanicamente e strutturalmente. La carie bianca o fibrosa, messa in atto da funghi che si sviluppano soprattutto a carico della lignina, si caratterizza per una colorazione biancastra del legno colpito, che assume inoltre una consistenza fibrosa, molle e spugnosa tanto più quanto la degradazione è avanzata. L’emissione dei corpi fruttiferi (o carpofori, i cosiddetti “funghi”, ovvero le fruttificazioni del fungo che consentono la produzione di nuove spore) avviene in genere dopo lungo tempo, quando il fungo stesso ha raggiunto la maturità sessuale e si appresta a lasciare l’ospite per colonizzarne uno nuovo. E’ quindi corretto dire che quando sono visibili i corpi fruttiferi la colonizzazione della pianta da parte del fungo è abbastanza avanzata.

 

Sintomi

Si tratta di uno dei funghi agenti di carie del legno a carico di numerose specie arboree di interesse ornamentale, in genere latifoglie quali ippocastano, tiglio, bagolaro, platano, aceri, querce ma anche alcune conifere (cipresso).
Il tipo di danno apportato è la degradazione dei tessuti legnosi della pianta, con conseguente alterazione della loro consistenza e resistenza meccanica; il legno si trasforma in un ammasso spugnoso-fibroso, a volte assumendo consistenza polverulenta. La pianta progressivamente si indebolisce nella sua struttura, e si creano al suo interno cavità anche molto ampie che rendono il fusto vulnerabile e soggetto a spezzarsi sotto la spinta del vento, del carico della neve o addirittura del proprio stesso peso. I danni, soprattutto in ambiente urbano, possono essere molto gravi dato che possono essere coinvolte persone e cose.
Le piante colpite appartengono a numerose specie, e lo sviluppo della malattia avviene in maniera diversa e con manifestazioni esteriori differenti a seconda dell’ospite considerato. E’ tuttavia una costante la tendenza da parte del fungo ad attaccare esemplari già in precedenza danneggiati da ferite al fusto o alle radici o da interventi di potatura errati: si tratta infatti di un patogeno da ferita, ovvero che sfrutta lesioni preesistenti per penetrare entro la pianta, meglio se debilitata e sofferente; più raramente, la penetrazione avviene per morte naturale di porzioni di pianta (ad esempio atrofizzazione della radice centrale fittonante).

 

Strategie

La cura per questo pericoloso patogeno del legno è essenzialmente preventiva, mentre gli interventi curativi risultano spesso scarsamente efficaci: è cioè possibile intervenire con relativo successo nelle prime fasi di sviluppo dell’infezione, ma una diagnosi precoce è molto difficile dato che l’emissione dei corpi fruttiferi (visibile e chiaramente individuabile manifestazione della malattia) avviene solo dopo parecchio tempo dall’infezione (anche 10-20 anni). Interventi curativi effettuati con la tecnica della dendrochirurgia, un tempo assai di voga, sono stati ormai abbandonati perché eccessivamente deturpanti e dato che vanno ad eliminare le naturali barriere di difesa che la pianta oppone al suo aggressore.
Qualora la pianta attaccata risulti gravemente minata nella sua stabilità, si rende forzoso l’abbattimento dell’esemplare e la sua eventuale sostituzione, previa bonifica del terreno.
Pertanto, dato che la penetrazione si verifica in corrispondenza di lesioni e considerato che vengono attaccate di prevalenza piante già debilitate e sofferenti, è assolutamente necessario consentire il realizzarsi di condizioni preventivamente sfavorevoli allo sviluppo del patogeno, mediante idonee cure colturali che permettano lo sviluppo delle nostre piante (concimazioni, aerazione del terreno, irrigazione nelle giuste quantità) ed altresì evitando interventi di potatura errati (eccessivamente penalizzanti o con grosse superfici di taglio) che aprano la strada alla penetrazione del fungo.

Nome scientifico: Danni da fitofarmaci su Viola

Piante affette: Viola del pensiero

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

La sintomatologia viene spesso imputata a virosi, ma i sintomi di tale malattia sono assai differenti (v. foto 2) e irreversibili per la pianta, mentre le piante con questi sintomi nella maggioranza dei casi recuperano dopo alcune settimane formando foglie e fiori normali.
La causa principale di questa sintomatologia è una reazione a fitotossicità da fitofarmaci impiegati in eccesso sia da soli che, soprattutto, in miscela.
Un grave imputato è il Cycocel che impiegato a dosaggi superiori a 100 cc/hl in situazioni di bassa temperatura ( inferiore a 16°C) provoca questo tipo di ustioni sulle foglie, blocco della vegetazione e aborto dei fiori.
Il quadro è ulteriormente aggravato dall’impiego del Cycocel in miscela con fungicidi e/o insetticidi su piante asciutte o comunque con scarsa disponibilità idrica. Infatti il fenomeno si presenta soprattutto ai bordi dei contenitori dove le piante asciugano più rapidamente e prendono meno acqua con le irrigazioni.

 

Sintomi

Nelle coltivazioni di viola del pensiero non è infrequente osservare piante con la sintomatologia ripresa nella Foto 1: la lamina fogliare è deformata e all’interno della stessa si notano delle aree decolorate di colore biancastro. I sintomi sono osservabili soprattutto sulla nuova vegetazione e possono interessare anche le foglie in formazione, tanto che nei casi più gravi per 2-3 settimane la pianta sviluppa foglie deformi e biancastre.
La fioritura di queste piante è spesso ritardata o addirittura compromessa con aborto dei fiori.

 

Strategie

Non esistono soluzioni curative. Occorre prevenire il problema utilizzando miscele di fitofarmaci saggiate per la loro fitotossicità ed applicando dosi limitate di Cycocel (inferiori a 100 cc/hl) in situazioni di bassa temperatura. Sarebbe preferibile ricorrere all’impiego del solo Alar.
Inoltre va ricordato che tutti i fitofarmaci vanno applicati su piante turgide, che hanno buona disponibilità idrica.

Nome scientifico: Bordatura delle giovani foglie del Ciclamino

Piante affette: Ciclamino

Tipo di malattia: fisiopatie

Immagini:





Ciclo biologico

La causa principale è una carenza di calcio a livello delle giovani foglie, non necessariamente dovuta a mancata disponibilità dell’elemento quanto a una mancata assimilazione per antagonismo con altri cationi (ammonio, sodio e potassio in particolare) o mancata traslocazione dalle radici alle giovani foglie.
Il calcio è costituente della struttura delle foglie e ne conferisce robustezza e plasticità.
E’ un elemento poco mobile all’interno della pianta in quanto viene trasportato passivamente dalla linfa ascendente e quindi la sua traslocazione è correlata all’attività traspiratoria della pianta.
L’assimilazione e il trasporto del calcio nella pianta sono influenzati da:

1- pH : con valori di pH del substrato inferiori a 6 l’assimilazione è scarsa.
2- Vigoria della pianta: quanto più vigorosa è la varietà tanto più elevato è il fabbisogno di calcio.
3- Frequenza delle irrigazioni: il calcio viene assimilato meglio con irrigazioni moderate ma frequenti; viceversa con irrigazioni abbondanti e rade si va incontro a carenza. Irrigazioni poco frequenti consentono una maggiore aerazione del substrato che favorisce l’assimilazione del calcio.
4- Salinità: un’elevata salinità del substrato riduce l’assimilazione di acqua e quindi la corrente traspiratoria riducendo così la traslocazione del calcio alle foglie in famedi sviluppo.
5- Umidità relativa: un’elevata umidità ambientale, soprattutto per condizioni di ristagno dell’aria in situazioni di scarsa ventilazione degli ambienti, provoca una ridotta traspirazione della pianta e quindi una scarsa corrente ascensionale di linfa dalle radici alle foglie, con conseguente carenza di calcio.
6- Competizione con altri cationi: L’ammonio, il potassio e il sodio sono forti antagonisti del calcio, il magnesio invece è un debole antagonista. Elevata disponibilità di questi cationi nel substrato conduce ad una inevitabile carenza di calcio.

 

Sintomi

Le giovani foglie di ciclamino presentano dapprima un lieve appassimento della parte terminale del margine fogliare che si estende progressivamente a tutto il margine del lembo fogliare.
L’appassimento si evolve in necrosi e, nei casi più gravi, in disseccamento totale delle foglie interessate. Le parti colpite diventano vie di accesso per le principali malattie fogliari, muffa grigia in particolar modo.
Il fenomeno inizia a comparire soprattutto nel mese di luglio per progredire fino alla fine della coltura qualora non si adottino adeguati rimedi. Le varietà più vigorose, e tra queste i colori violetto e rosa, sono particolarmente sensibili a questo fenomeno.

 

Strategie

Nei casi in cui è nota la suscettibilità al problema:
1- Verificare la qualità dell’acqua d’irrigazione mediante analisi chimica approfondita; in particolare verificare i livelli di calcio, sodio, ammonio e potassio, al fine di stabilire eventuali competizioni fra elementi.
2- Mantenere il pH del substrato sopra il 6, preferibilmente fra 6 e 6,8.
3- Impiegare concimi con basso titolo di azoto ammoniacale.
4- Favorire al massimo la ventilazione dell’ambiente di coltivazione per evitare i ristagni di umidità.
5- Mantenere la salinità del substrato nella norma (EC 0,6-1,2 milliSiemens con estrazione 1:2), senza eccedere in eccessi salini.
6- Adottare una pratica irrigua regolare con irrigazioni di quantità limitata, ma frequenti.
7- Intervenire settimanalmente, a partire dal mese di luglio, con apporti di chelato di calcio per fertirrigazione, o per via fogliare nei casi meno gravi.
8- E’ buona pratica, ove possibile, effettuare delle irrigazioni notturne anche con l’apporto di 0,5 g/l di nitrato di calcio per favorire l’assimilazione e la traslocazione del calcio. Tali fertirrigazioni andranno effettuate 2-3 ore prima dell’alba. Questa pratica è ampiamente adottata nelle colture di pomodoro S. Marzano, varietà particolarmente sensibile a marciume apicale del frutto, fisiopatia legata a carenza di calcio

Nome scientifico: Deformazioni del peduncolo fiorale del Ciclamino

Piante affette: Ciclamino

Tipo di malattia: fisiopatie

Immagini:





Ciclo biologico

1- fitotossicità da fitofarmaci per impiego improprio (prodotti fitotossici) o per errata applicazione come eccessivo dosaggio o applicazione nelle ore più calde della giornata.
2- Conduzione irregolare delle irrigazioni, della ElettroConducubilità, del clima dell’ambiente di coltivazione.

Le cellule che costituiscono il tessuto del peduncolo sono giovani e pertanto estremamente sensibili a sbalzi di disponibilità idrica, di azoto e quindi di salinità. La forma e la dimensione di queste cellule viene perciò influenzata da questi fattori. Gli squilibri determinano lo sviluppo di cellule piccole o grandi, a seconda delle condizioni, e pertanto alla formazione di peduncoli deformi.

 

Sintomi

I peduncoli fiorali sono contorti e, sovente, fuoriescono lateralmente alla chioma conferendo alla pianta un aspetto disordinato e poco appetibile all’acquirente. Il fenomeno si manifesta soprattutto nei mesi caldi (agosto-settembre).

 

Strategie

1- utilizzare solo fitofarmaci di comprovata innocuità per i fiori del ciclamino. E’ sconsigliato l’impiego in prossimità della fioritura di prodotti a base di procymidone (Sumisclex), diclofluanide (Euparen), endosulfan (Thiodan ed altri).
2- Adottare una conduzione regolare delle fertirrigazioni per mantenere costante il livello di umidità del substrato e la disponibilità di elementi nutritivi, azoto in particolare.

Nome scientifico: Napomyza gymnostoma

Piante affette: Porro

Tipo di malattia: malattia delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Nel 1999 sono stati segnalati i primi attacchi in Friuli V.G. soprattutto su colture di porro, ma anche di cipolla, aglio e scalogno. I primi attacchi in Veneto sono stati osservati nel 2001 su colture di porro e cipolla. La specie compie 2 generazioni all’anno, una in primavera e una in autunno. Lo svernamento avviene come pupa nei residui colturali nel terreno. Gli adulti (mosche), lunghi 3 mm, compaiono a fine marzo e sono attivi fino a metà aprile. Dalle uova deposte nelle foglie nascono le larve (lunghe al massimo dello sviluppo 8 mm.) che completano lo sviluppo in 3-4 settimane, quindi si impupano e vanno in riposo estivo. Gli adulti compaiono in autunno e sono attivi da metà settembre a metà ottobre. Le larve sono attive fino a metà novembre dopo di che si impupano per svernare.
Le piante colpite sono porro, cipolla, aglio, scalogno e erba cipollina.

 

Sintomi

I danni sono causati dalle femmine adulte (mosche) (v. foto 1 di P. Zandigiacomo) e soprattutto dalle larve. Le larve scavano gallerie dall’alto verso il cuore della pianta e, nel caso di giovani piante, le possono portare anche alla morte. Le foglie colpite si deformano ed arricciano.
Le ferite provocate dalle larve costituiscono punti d’ingresso per marciumi fungini e batterici.
Le femmine provocano caratteristiche punture circolari, allineate lungo la foglia (v. foto 2 di L. Dalla Montà), tali sintomi sono importanti da osservare al fine di stabilire le epoche di intervento.

 

Strategie

Ai fini della lotta è fondamentale stabilire l’inizio delle ovideposizioni degli adulti che possono essere determinate osservando la presenza delle punture sulle foglie (foto 3).
La lotta chimica può essere adottata applicando prodotti a base di dimetoato (Perfekthion, Rogor, Aragoll, ecc.) oppure fenitrotion (Rotiofen, IPM 400, Fengold, ecc.). E’ consigliabile effettuare almeno 3 trattamenti con cadenza settimanale.
Un altro principio attivo assai efficace è la ciromazina (Trigard) ma è registrato solo per la cipolla.
In agricoltura biologica si può impiegare l’azadiractina (Oikos, Diractin, ecc.) con l’aggiunta di prodotti adesivanti date le caratteristiche delle foglie delle specie colpite.
E’ buona norma interrare profondamente i residui delle colture e non coltivare alliacee in appezzamenti vicini tra loro e in prossimità delle strutture adibite a vivaio.
La protezione delle colture con strati di tessuto non-tessuto previene in maniera efficace le ovideposizioni delle femmine.

Nome scientifico: Phytophthora ramorum

Piante affette: Quercia, Rododendro, Viburno, Mirtillo, lauro cali

Tipo di malattia: avversità del FUSTO

Immagini:





Ciclo biologico

Questo patogeno è stato osservato per la prima volta nel 1995 nella costa centrale della California. Esso attacca anche il rododendro (Rhododendron spp.), il mirtillo (Vaccinium ovatum), l’alloro della California (Umbellularia californica)

Finora, non si ha la certezza delle modalità con cui la malattia si diffonde, anche se è risaputo che le spore possono essere trasportate nell’acqua e nel fango, o sui pneumatici e sulle suole gommate delle scarpe. Si ritiene anche che siano trasportate dal vento e dall’aria.

 

Sintomi

La malattia è causata dal fungo Phytophthora ramorum. Provoca sintomi differenti in molte specie non collegate tra loro, tra cui Viburnum, Rhododendron in Europa e le querce californiane autoctone negli USA, con effetti letali (Foto 2; immagine in alto orizzontale). Un esempio della sua virulenza è il fatto ha sterminato tutte le querce di un’area di 9 miglia quadrate a Berkeley, in California.

Phytophthora Ramorum, è un fungo che causa un rapido appassimento e, una volta colpite, le piante possono morire in pochi mesi. Sintomo della malattia è la comparsa di cancri della corteccia (foto 1; immagine verticale), che scoppiano facendo fuoriuscire una linfa rosso scuro (foto 1; immagine in alto orizzontale). Le punte dei germogli appassiscono improvvisamente e le foglie o addirittura tutta la pianta perdono velocemente colore (foto 1; immagine bassa orizzontale). Il fungo si sviluppa nelle lesioni e distrugge il tessuto vivo.

Nel Rhododendron la malattia si presenta sotto forma di macchie scure sulle foglie, con conseguente accartocciamento dei margini (foto2; immagine in basso orizzontale) e sulla corteccia dei rami piccoli, mentre nel Viburnum causa appassimento che si propaga verso l’alto, a partire dalla base della pianta.

 

Strategie

Data la pericolosità della malattia, si sono registrati i primi focolai della malattia in Inghilterra, Germania, Olanda, Spagna, Polonia e recentemente il primo caso in Italia in un vivaio piemontese di Verbania, l’Unione Europea ha emanato un provvedimento di lotta obbligatoria, con il quale definisce le disposizioni e le cautele da adottare nei casi di importazione di piante e legname dalle zone infette e obbliga la distruzione immediata delle piante contagiate riscontrate nei vivai, su indicazione del Servizio Fitosanitario competente.

Purtroppo la malattia è facilmente confondibile con altri sintomi di avversità diverse tra le quali: Querce defoliate da insetti, che possono sembrare morte ma che rigermogliano più avanti nella stagione; putrefazioni del legno dovute ad altre forme di cancro, bruciatura fogliare, malattie dalla radice, danni da gelo, danni da erbicida ed altre malattie non gravi.

Un esempio in questo senso sono gli attacchi di insetti o funghi che colonizzano gli alberi ammalati che non hanno uno specifico riferimento agli alberi colpiti da Phytophthora ramorum (foto2; immagine orizzontale di mezzo).

Per avere la certezza di essere in presenza della Phytophthora r. bisogna effettuare una analisi di laboratorio. In caso di dubbio consigliamo di rivolgersi al Servizio Fitosanitario Regionale.

Nome scientifico: Peronospora del Basilico

Piante affette: Basilico

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

la malattia ha fatto la sua comparsa in Liguria nell’autunno del 2003.
La peronospora colpisce le coltivazioni in condizioni di temperatura compresa tra 16 e 35°C, e con umidità relativa ambientale del 30-100%. Il tempo d’incubazione della malattia è di ca. 6 gg. In condizioni ottimali.

 

Sintomi

Leggera clorosi delle nervature, cui fa seguito dopo 2-3 giorni la comparsa sulla pagina inferiore delle foglie di un feltro uniforme di colore grigio-olivastro, che in alcuni casi ricopre quasi interamente le foglie. (v. foto allegate)

 

Strategie

Ridurre l’umidità ambientale per evitare condizioni di saturazione dell’ambiente.
Intervenire in via preventiva con prodotti a base di rame, tiram e ziram (quest’ultimo previene anche l’antracnosi del basilico), ed in via curativa con prodotti a base di propamocarb.

A. MINUTO, P. PENSA, A. GARIBALDI – 2003 – Gravi attacchi di peronospora su basilico in Liguria – Informatore Fitopatologico 12, 45-47.

Nome scientifico: RHIZOCTONIA

Piante affette: Lantana Camara

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

La malattia si sviluppa in condizioni di elevata umidità relativa, con temperature di 18-22°C e con alternanza di luce e buio . In tali condizioni il decorso è rapido tanto che i sintomi compaiono dopo sole 24 ore dall’infezione e, dopo 48 ore si osservano le aree necrotiche sulle parti verdi.

 

Sintomi

Presenza di aree necrotiche brune sulle parti verdi della pianta inizialmente di diametro ridotto ma che possono allargarsi e confluire per interessare l’intera foglia o addirittura l’intera talea.
La malattia può portare la talea o la pianta a completo avvizzimento e alla morte.

 

Strategie

adottare adeguate misure igieniche di profilassi (pulizia e disinfezione degli ambienti, delle strutture e dei contenitori), contenere l’umidità ambientale, fare interventi preventivi con prodotti a base di iprodione e tolclofos-metile.

Bibliografia:A. MINUTO, B. RAPA, P. PENSA, D. BERRETTI, A. GARIBALDI – 2003 –Tre nuove malattie su piante ornamentali osservate in Liguria: Rhizoctonia solani su Lantana camara, Oidium sp. Su Thymus x citriodorus e Albugo tragopogonis su Cineraria marittima. Informatore Fitopatologico, 1, 44-47.

Nome scientifico: BREMIA SU Helichrysum bracteatum

Piante affette: Helichrysum

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

le condizioni in cui è stata osservata la malattia erano temperatura di 12-17°C e umidità relativa del 70-85%.
I tempi d’incubazione della malattia a 20°C e UR 80-90% sono di 10-12 giorni.

 

Sintomi

Le foglie colpite presentano accartocciamenti e collosità accompagnate da clorosi. In seguito sulle zone clorotiche si osserva lo sviluppo del micelio del fungo. Nel tempo si può verificare anche il disseccamento delle foglie colpite con caduta delle stesse. (v. foto)

 

Strategie

Prevenire l’infezione riducendo l’umidità ambientale adottando opportuni accorgimenti di ventilazione delle serre, spaziando adeguatamente le piante, adottando sistemi d’irrigazione che non bagnano la chioma.
Intervenire con principi attivi specifici come metalaxil e cimoxanil, oppure generici come clortalonil e ditianon.

Bibliografia: A. MINUTO, P. PENSA, G. GILARDI, A. GARIBALDI – 2003 – Attacchi di Bremia lactucae su Helichrysum bracteatum in Liguria. Informatore Fitopatologico, 5, 48-49.

Nome scientifico: PHYTOPHTHORA nicotianae

Piante affette: Skimmia japonica

Tipo di malattia: avversità dell’APPARATO RADICALE

Immagini:





Ciclo biologico

Anche nel caso di P. nicotianae su skimmia l’aumento della temperatura all’interno del vaso faciliterebbe gli attacchi del fungo che sembra favorito da temperature elevate, come dimostrato nelle prove di inoculazione artificiale precedentemente descritte.Possono favorire gli attacchi del parassita anche gli eccessi di irrigazione e di concimazioni azotate.

 

Sintomi

Nella primavera 2003 presso numerose aziende produttrici di specie acidofile localizzate nelle province di Novara (NO) e Verbania-Cusio-Ossola (VCO), è stata osservata una grave alterazione su piante di S. japonica (cvRubella) allevate in contenitori di plastica nera del diametro di 16 cm.per la produzione di vaso fiorito. L’alterazione colpiva mediamente il 15% della produzione, raggiungendo in alcune aziende, punte del 40%.
In primavera con l’aumento della temperatura, iniziavano a comparire i primi sintomi di clorosi fogliare, seguiti da ingiallimenti distribuiti omogeneamente sulla chioma (Figura 1). L’apparato radicale delle piante colpite, estratto dal contenitore di coltivazione, mostrava evidenti alterazioni di colore determinate da imbrunimenti di radici e colletto (Figura 2). Seguiva l’avvizzimento e la morte delle piante colpite, su cui persistevano a lungo le foglie disseccate.

 

Strategie

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Per quanto concerne la lotta chimica è necessario saggiare l’efficacia e la selettività di alcuni fungicidi registrati contro gli oomiceti ed ammessi su colture floricole ed ornamentali come, ad esempio, benalaxyl e metalaxyl (fenilammidi) e propamocarb (carbammati). Sembra opportuno altresì valutare l’efficacia dei trattamenti in relazione alle possibili differenti metodologie di applicazione (miscelazione del formulato granulare al substrato colturale oppure bagnatura del substrato, entrambe prima o dopo il trapianto).
Infatti, prove di lotta condotte contro P. cryptogea su dimorfoteca allevata in vaso misero in luce che l’efficacia di un fungicida può variare nettamente a seconda della diversa metodologia di applicazione adottata (Minuto et al., 1998).

Tratto da Informatore fitopatologiaco n. 1/2004

Nome scientifico: Oidium sp.

Piante affette: Akebia, Aquilegia, Lonicera

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

 

Sintomi

Durante l’estate 2003 in provincia di Biella, sono stati osservati intensi attacchi di “mal bianco” su tre specie ornamentali comunemente utilizzate per la realizzazione di aree verdi: Alekia quinata, Aquilegia flabellata e Lonicera caprifolium.
Sulle foglie di Alekia quinata comparivano macchie necrotiche dalla forma irregolare, di colore bruno scuro, ricoperte di efflorescenza rada e biancastra , prevalentemente diffuse sul lembo fogliare superiore, corrispondenti a zone clorotiche visibili sulla pagina inferiore della foglia.
Numerose piante di Aquilegia flabellata presentavano una rada efflorescenza costituita da micelio e conidi ampiamente diffusa sui tre lobi della pagina fogliare superiore.
Sintomi di mal bianco sono stati notati su alcuni esemplari di Lonicera caprifolium le foglie presentavano aree clorotiche di forma irregolare, abbastanza estese e visibili sulla pagina superiore del mesofillo, corrispondenti a zone imbrunite ben evidenti sulla pagina inferiore. La clorosi diveniva molto intensa e degenerava in necrosi accompaganata da ripiegamento del mesofillo. Un rado micelio biancastro si osservava in corrispondenza delle macchie necrotiche sia sulla pagina superiore sia su quella inferiore.

 

Strategie

Per quanto riguarda la prevenzione , occorre innanzitutto evitare ogni possibile stress da coltivazione, rispettando le esigenze colturali delle tre specie ospite, tutte amanti le esposizioni soleggiate. Anche l’impianto in luoghi e versanti riparati dai forti venti costituisce un utile provvedimento per ridurre i rischi di diffusione dei conidi prodotti dagli agenti dei mal bianchi descritti. La rimozione e la bruciatura delle parti infette riducono il potenziale di innoculo, dovuto soprattutto alla persistenza, sul fogliame caduto a terra, dei cleistoteci eventualmente formatisi nella stagione precedente.
Per quanto riguarda l’impiego di mezzi chimici di lotta andrebbe saggiata l’efficacia di prodotti a base di zolfo impiegati a differenti dosaggi verificando in ogni caso l’eventuale insorgere di fenomeni di fitotossicità. Per quanto concerne l’impiego di mezzi biologici di lotta potrebbe essere saggiata l’efficacia delll’AQ10. Risale al lontano 1931 la prinma segnalazione di microsphaera alni responabile di mal bianco su Lonicera sp.

Tratto da Informatore Fitopatologico n.6/2004

Nome scientifico: Ceroplastes ceriferus

Piante affette: Alloro, Camelia, Evomino, ecc.

Tipo di malattia: avversità del FUSTO

Immagini:





Ciclo biologico

C. ceriferus è una specie polifaga. Le sue piante ospiti sono comprese all’interno di numerose famiglie botaniche in particolare a Camelia spp., Ilex spp., Euonymus spp., ma anche a Cedrus deodara e ad altri alberi d’ornamento quali magnolia, Hedera, Spirea, Pyracantha, Buxus.
C. ceriferus compie una sola generazione all’anno con svernamento sostenuto dalle femmine adulte. Le uova vengono deposte tra maggio e giugno e la schiusa avviene da fine maggio ai primi di luglio, a seconda delle località considerate. Le femmine adulte destinate a svernare compaiono solitamente da agosto a settembre. I maschi osservati per la prima volta in Giappone, sono stati notati occasionalmente o in percentuale inferiore al 2%negli Stati Uniti. La fecondità delle femmine appare variabile: quantificano in più di 3.000 le uova deposte su Citrus da femmine ben sviluppate mentre altri Autori segnalano genericamente “da 1.000 a 2.000” o un “migliaio o più” le uova deposte per femmina
In Italia, le piante ospiti più comuni su cui C. ceriferus è stato risultano Cornus sucui sp., Laurus nobilis, magnolia sp, Pyracantha coccinea. E’ interessante notare come C.ceriferus si sia bene adattato a Laurus nobilis pianta ospite non presente nel suo areale d’origine e sulla quale spesso convive con C. Japonicus, specie affine arrivata in Italia circa 20 anni fa.
C. ceriferus compie anche in Italia una sola generazione annuale con svernamento sostenuto da femmine adulte. Le neanidi neonate si fissano esclusivamente sui rametti (foto 1 neanidi di 3^ età) , mai o molto raramente sulle foglie, come avviene invece in C. Japonicus ed in ciò consiste la distinzione tra le due specie (foto 2 visibili su folgie C. Japonicus, su ramo Ceroplastes ceriferus).
La chiusura delle uova è iniziata nella prima decade di giugno.

 

Sintomi

Ceroplastes ceriferus, cocciniglia di provenienza esotica, è stata individuata per la prima volta in Europa nel 2001 su siepi di allora in provincia di Verona. I danni causati non differiscono da quelli causati da altre specie m appartenenti alla fam. Coccidae e consistono nella sottrazione diretta di linfa e nell’emissione di abbondante melata sulla quale si sviluppano le note fumaggini. Le piante attaccate evidenziano un declino generale in termini di vigoria e sviluppo ed il valore estetico della pianta risulta notevolmente ridotto a causa dell’annerimento della vegetazione provocato dalle fumaggini.

 

Strategie

La presenza contemporanea sulla pianta di stadi sensibili (neanidi di 1^ e 2^ età) può consentire la lotta chimica contro entrambe le specie con un solo intervento. Particolarmente interessante risulta l’impiego dell’olio paraffinico che, dato il vantaggioso profilo ecotossicologico è particolarmente indicato per l’utilizzo in ambiente urbano. E’ importante adottare misure di lotta ovunque si riscontrino focolai di questa specie al fine di evitare che si diffonda. Le notevoli dimensioni che le femmine raggiungono già in autunno ed il colore bianco della cera che le ricopre rendono facilmente individuabili le piante infestate. In presenza di femmine adulte , se l’infestazione è limitata, è consigliata la potatura di rami infestati e la loro eliminazione. In caso di elevate infestazioni , si può ricorrere alla lotta chimica. Questa dà buoni risultati se il trattamento è effettuato nel periodo di presenza delle neanidi di 1^ e 2^ età e con l’avvertenza di bagnare bene le piante in quanto le cocciniglie sono fissate sui rametti e non sulle foglie. E’ raccomandabile tenere sotto osservazione le piante trattate ed eventualmente ripetere il trattamento nell’annata successiva. E’ opportuno avvisare i servizi Fitosanitari Regionali qualora si riscontrino infestazioni di questa specie.

Nome scientifico: Paysandisia archon

Piante affette: Palme, arecaceae

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Nel comprensorio di Ascoli Piceno nelle Marche nell’autunno 2003 si è avuta la prima segnalazione, da parte di operatori del settore vivaistico, di danni su piante di palma causati da grosse larve bianche: A seguito di diversi sopralluoghi è stata rilevata in alcuni comuni della provincia di Ascoli Piceno la presenza di Paysandisia ArchonBurmeister (Lepidoptera, Castniidae). L’introduzione di questo nuovo minatore delle palme nelle Marche è da collegarsi molto probabilmente negli scambi commerciali fra Italia, Argentina e Spagna.
P. Archon, è originaria dell’America del Sud sono dei Lepidotteri di grandi dimensioni e le loro larve scavano gallerie all’interno di diversi vegetali appartenenti alle famiglie delle Arecaceae.

 

Sintomi

Nel comprensorio di Ascoli Piceno nelle Marche nell’autunno 2003 si è avuta la prima segnalazione, da parte di operatori del settore vivaistico, di danni su piante di palma causati da grosse larve bianche: A seguito di diversi sopralluoghi è stata rilevata in alcuni comuni della provincia di Ascoli Piceno la presenza di Paysandisia ArchonBurmeister (Lepidoptera, Castniidae). L’introduzione di questo nuovo minatore delle palme nelle Marche è da collegarsi molto probabilmente negli scambi commerciali fra Italia, Argentina e Spagna.
P. Archon, è originaria dell’America del Sud sono dei Lepidotteri di grandi dimensioni e le loro larve scavano gallerie all’interno di diversi vegetali appartenenti alle famiglie delle Arecaceae.

 

Strategie

Le sperimentazioni attuate per il controllo chimico di C.daedalus possono fornire indicazioni utili riguardo l’epoca di intervento nonché sulle modalità di applicazione del formulato insetticida . Attualmente solo le misure preventive possono permettere di limitare la diffusione e di salvaguardare le aree in cui ancora non vi è la presenza di P. archon. Per la messa a punto di tecniche di lotta biologica ed integrata è però indispensabile approfondire le conoscenze sul ciclo biologico di P. archon nelle nostre aree.

Articolo tratto da Informatore Fitopatologico n° 10/04

Nome scientifico: Fusarium oxysporum

Piante affette: gerbere

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Non si hanno ancora sufficienti conoscenze sulla caratterizzazione e sulla diffusione del patogeno. Al momento sembra che la malattia sia giunta con piantine infette dall’Olanda. La patologia è attualmente circoscritta alle gerbere da fiore reciso.

 

Sintomi

Appassimento ed avvizzimento unilaterale , accompagnati da clorosi delle foglie. Sezionando la pianta si osservano imbrunimenti solo a livello dei tessuti vascolari che col tempo assumono una colorazione bruno-nerastra. In alcuni casi il picciolo fogliare presenta gli stessi sintomi all’inserzione.
I sintomi possono essere confusi con attacco di Phytophtora cryptogea, in questo caso però gli imbrunimenti interessano anche le zone parenchimatiche della base della pianta e il collasso è più repentino

 

Strategie

Non ci sono trattamenti curativi. E’ indispensabile applicare accurate misure di igiene e prevenzione della malattia.

Bibliografia:
Minuto A., Bertetti D., Di Noto R., Gullino M.L., Garibaldi A. (2004) Sulla presenza in Liguria di tracheofusariosi su gerbera coltivata in piena terra e fuori suolo. Informatore Fitopatologico 2, 54.

Nome scientifico: Phytophtora nicotianae (link)

Piante affette: skimmia

Tipo di malattia: avversità delle FOGLIE

Immagini:





Ciclo biologico

Il fungo è favorito da temperature elevate. La coltivazione in vasi di plastica nera posti su teli di pacciamatura neri comporta un aumento della temperatura all’interno del vaso favorendo l’attacco della malattia. Le irrigazioni e le concimazioni azotate eccessive concorrono altresì all’insediarsi della malattia.

 

Sintomi

Dapprima si osservano clorosi fogliari seguite da ingiallimenti distribuiti omogeneamente sulla chioma. Le radici e il colletto delle piante colpite appaiono imbruniti. La pianta avvizzisce e muore ma le foglie disseccate persistono.

Nella primavera 2003 presso numerose aziende produttrici di specie acidofile localizzate nelle province di Novara (NO) e Verbania-Cusio-Ossola (VCO), è stata osservata una grave alterazione su piante di S. japonica (cvRubella) allevate in contenitori di plastica nera del diametro di 16 cm.per la produzione di vaso fiorito. L’alterazione colpiva mediamente il 15% della produzione, raggiungendo in alcune aziende, punte del 40%.
In primavera con l’aumento della temperatura, iniziavano a comparire i primi sintomi di clorosi fogliare, seguiti da ingiallimenti distribuiti omogeneamente sulla chioma (Figura 1). L’apparato radicale delle piante colpite, estratto dal contenitore di coltivazione, mostrava evidenti alterazioni di colore determinate da imbrunimenti di radici e colletto (Figura 2). Seguiva l’avvizzimento e la morte delle piante colpite, su cui persistevano a lungo le foglie disseccate

 

Strategie

I principi attivi più idonei per il controllo della malattia sono metalaxil, benalaxil, propamocarb e phosetil-Al mescolati al substrato o applicati per irrigazione.
La Phytophthora isolata da S. japonica come P. nicotianae var. nicotianae
Anche nel caso di P. nicotianae su skimmia l’aumento della temperatura all’interno del vaso faciliterebbe gli attacchi del fungo che sembra favorito da temperature elevate, come dimostrato nelle prove di inoculazione artificiale precedentemente descritte.Possono favorire gli attacchi del parassita anche gli eccessi di irrigazione e di concimazioni azotate.
Per quanto concerne la lotta chimica è necessario saggiare l’efficacia e la selettività di alcuni fungicidi registrati contro gli oomiceti ed ammessi su colture floricole ed ornamentali come, ad esempio, benalaxyl e metalaxyl (fenilammidi) e propamocarb (carbammati). Sembra opportuno altresì valutare l’efficacia dei trattamenti in relazione alle possibili differenti metodologie di applicazione (miscelazione del formulato granulare al substrato colturale oppure bagnatura del substrato, entrambe prima o dopo il trapianto).
Infatti, prove di lotta condotte contro P. cryptogea su dimorfoteca allevata in vaso misero in luce che l’efficacia di un fungicida può variare nettamente a seconda della diversa metodologia di applicazione adottata (Minuto et al., 1998).

Bibliografia:
Bertetti D., Bizioli L., Garibaldi A. (2004) – Gravi attacchi di Phytophtora nicotianae var. nicotianae su colture di skimmia japonica allevata in vaso. Informatore fitopatologico 1, 54.